Rivista Persona

Lettera aperta al prof. Giuseppe Limone. Anni di Liceo

di Giuseppe Limone

di Giuseppe Diana

Aversa, 24 novembre 2012

Illustre Professore (Caro Peppe), Ti confesso che, apprendendo il Tuo desiderio ch’io ricordassi gli “anni di liceo”, subito ho pensato che mi stessi facendo uno scherzo da prete, ma, conoscendoTi… laico, ho dismesso il cattivo pensiero e accolgo, davvero con piacere, il Tuo invito a rimembrare, insieme a vecchi compagni di scuola e nuovi amici, quegli straordinari anni scolastici: che nostalgia, poiché “or non è più quel tempo e quell’età”! Tu mi dirai, col sorriso sornione che Ti ritrovi: “Ma è il ricordo della nostra gioventù, che – ahinoi! – non torna più, a procurarti un po’ di malinconia”. No, amico mio, non mi fa velo il rimpianto per quello che eravamo e non siamo più, ma solo la constatazione che, potendolo, rivivrei il bel tempo degli anni verdi alla stessa e identica maniera, non foss’altro che per poter gustare quella indicibile voglia di domani che ci alimentava giorno per giorno, consolidando dentro di noi la fiducia in un futuro migliore.

Si tratta di qualcosa di cui prendevamo coscienza col trascorrere del tempo, laddove oggi la si vede scemare sempre più nel cuore dei nostri giovani, il cui slancio vitale non si manifesta generosamente in direzione di ciò che bello, impegnativo, difficile, ma esaltante, ci vedeva attivi, sia pur “ansanti e rosei come dopo una corsa per salire il colle”! Proprio questa complessa congiuntura attuale, toccataci in sorte, consiglia che per il bene comune si deve investire sulla gioventù e non rubare la speranza alle generazioni giovani, trasformando la loro fame di futuro in un futuro di fame. Ai ragazzi bisogna trasmettere il messaggio che non vi sono scorciatoie facili nel percorso esistenziale, ma che, per raggiungere gli obiettivi che si prefiggono, devono imparare a caricare il sapere di una responsabilità etica che, oramai, è nei fatti e imprescindibile.

 

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