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Un compagno di classe speciale. Giuseppe Limone: l’amico di ieri, l’amico di oggi

di Luigi Cantile Ho conosciuto Giuseppe al Liceo Classico “D. Cirillo” di Aversa. Frequentavamo la IV ginnasiale. Tra noi, due ragazzi di paese, nacque subito una profonda amicizia. Ricordo che ogni mattina, poiché arrivavamo nei pressi dell’edificio scolastico abbastanza presto, in attesa del suono della campanella ci recavamo prima in chiesa, la chiesa del Seminario di fronte alla scuola (la sua solida fede trascinava anche me), e poi a girovagare nei dintorni facendo l’uno all’altro le più svariate e difficili

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Lettera aperta al prof. Giuseppe Limone. Anni di Liceo

di Giuseppe Diana Aversa, 24 novembre 2012 Illustre Professore (Caro Peppe), Ti confesso che, apprendendo il Tuo desiderio ch’io ricordassi gli “anni di liceo”, subito ho pensato che mi stessi facendo uno scherzo da prete, ma, conoscendoTi… laico, ho dismesso il cattivo pensiero e accolgo, davvero con piacere, il Tuo invito a rimembrare, insieme a vecchi compagni di scuola e nuovi amici, quegli straordinari anni scolastici: che nostalgia, poiché “or non è più quel tempo e quell’età”! Tu mi dirai,

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Amiamo la stessa Dea

di Dino Arbolino “Guarda che il Professor Limone ti sta cercando…” Negli ultimi giorni numerosi messaggi di tal tenore mi sono giunti al punto che, trafelato, ho provveduto a recuperare il numero di cellulare del Nostro da conoscenti comuni. Con sussiego, direi quasi col malcelato timore che il mio ritardo potesse avergli procurato fastidio, telefono al Professore con una discreta quota d’ansia. Ed ecco la meraviglia che si ripete: la sua voce, specchio del suo cristallino spirito, è cheta e

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Il tempo della poesia, la pazienza del poeta: il mio incontro con Giuseppe Limone

di Giuseppe Bagno Ho conosciuto Giuseppe Limone come poeta prima che come filosofo e pensatore. Avevo 14 anni e mi trovai tra le mani un suo libro di poesie con una sua dedica molto speciale: «A Giuseppe che spero di reincontrare». Sembrava un monito di speranza, un’attestazione di fiducia nei miei confronti. Mi ricordo che a quei tempi avevo da poco iniziato a scrivere poesie: piccole liriche, che spesso lasciavo qua e là impresse su fogli di carta volanti, che

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Dal microcosmo della biblioteca di casa alla piena cittadinanza del mondo

di Luigi De Santis Altri e ben più autorevoli relatori, nel corso del Convegno, evidenzieranno i complessi profili che connotano il pensiero, la ricerca, la passione etica e civile, la visione della vita e del mondo del prof. Giuseppe Limone, per noi Peppino. A me, invece, sulla base dei riscontri derivanti da un punto di osservazione più circoscritto, è venuto di cogliere e mettere in rilievo, nonostante l’indubbio limite di una frequentazione segnata da lunghe pause, qualche aspetto, a mio

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Luoghi per una memoria

di Giovanni D’Elia Da dove iniziamo, caro Peppe? Dalle scuole elementari, da casa tua, dall’Azione Cattolica, dall’Associazione Culturale Atellana, da Critica Meridionale, dai nostri confronti-scontri nella piazza Umberto I e nel Consiglio comunale? Ognuno di questi luoghi è ricco di ricordi, di esperienze, di impegni, di speranze, di delusioni, di contraddizioni, di vittorie e di sconfitte. Un teatro dove insieme, tu e io ci siamo formati, siamo cresciuti e abbiamo avuto una presenza, tu enormemente più di me, che ha

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A Giuseppe Limone, al suo viaggio

di Maria Teresa Ciammaruconi Mio caro Giuseppe, a volte penso di odiarti. Eh sì, perché io ho speso la vita a mascherare sentimenti, a economizzare sulle parole, a cercare mediatori stilistici per sdoganare almeno le emozioni più prepotenti ed ecco che arrivi tu nella sfrontata innocenza dei capelli bianchi, accompagnato da schiere di angeli che ti sorridono scortandoti nell’ascensione al monte Carmelo e ti guidano poi nella discesa attraverso la babele delle città. Ma ecco che tra i palazzi e

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La dignità del pensare

di Olimpia Ammendola Giorni fa, in una scuola elementare di Grumo Nevano, un bambino di 10 anni, alla domanda “Perché è necessario studiare”, ha risposto: perché così posso fare il giro del mondo. È una risposta che colpisce non solo perché insolita, ma perché contiene, dal mio punto di vista, un’ambivalenza interpretativa: o dimostra la consapevolezza che lo studio non è più garanzia di mobilità sociale come 20 o 30 anni fa oppure i bambini sono capaci, travalicando in tal

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